You think, we care

News

9 Apr 2017 - News

Cybersquatting: quando la difesa delle imprese passa attraverso internet

In un mondo dove la vetrina virtuale è più importante della necessità di avere a disposizione un negozio e dove – grazie a web – si riescono a raggiungere clienti che fino a qualche anno fa sembrava impossibile coinvolgere, una partita fondamentale della brand image si gioca attraverso i domini.

La World Intellectual Property Organization – la stessa che si occupa della gestione a livello internazionale di brevetti, marchi e design – è l’organo sovranazionale con il compito di risolvere le questioni legate alle registrazioni fraudolente della maggior parte delle estensioni internet. Il ricorso alla procedura di risoluzione delle dispute sui nomi a dominio spesso permette agli aventi diritto di ottenere il trasferimento del dominio a costi contenuti, senza dover adire ad un tribunale nazionale con i relativi oneri che ne deriverebbero.

Questa procedura, che può essere attivata non solo da un avvocato o un consulente in proprietà industriale ma anche direttamente dal titolare del diritto a registrare il nome a dominio oggetto della disputa, permette di ottenere una risoluzione in tempi rapidi.

Il servizio, che mira ad impedire a soggetti non autorizzati di registrare un dominio associato ad un marchio con il fine ultimo di rivenderlo al reale titolare, è stato messo a disposizione sin dal 1999. Nel 2016, secondo quanto rivelato nel bilancio operativo, ha superato la soglia dei 3mila casi analizzati con un aumento del 16% rispetto all’anno precedente.

Le statistiche rese note dalla WIPO, che evidenziano come il fenomeno del cybersquatting sia particolarmente intenso nei settori bancari e finanziari (12%), del fashion (9%) e dell’industria pesante e meccanica (9%), ci forniscono anche una mappatura dei “furbetti dei domini”. Questa classifica delle maglie nere, che mostra insieme a qualche certezza, anche alcune sorprese, vede gli Stati Uniti d’America, la Cina, il Regno Unito, la Turchia e l’Australia ai primi cinque posti degli Stati nei quali sono residenti o attivi i titolari dei domini contro i quali viene avanzata richiesta di trasferimento.

La classifica dei Paesi con il maggior numero di attori vede invece gli USA, la Francia, la Germania, il Regno Unito, la Svizzera e l’Italia nei primi sei posti. In questo caso, senza troppe sorprese, è facile ritrovare in questi Stati il maggior numero di prodotti o servizi d’eccellenza legate ai settori più colpiti da questo fenomeno.

Le estensioni maggiormente soggette a pratiche di cybersquatting sono rappresentate dai classici e più conosciuti .com, . net, .org, .info e .biz ma anche dai più recenti .xyz, .top, .club, .online, .vip. La sempre maggiore disponibilità di nuove estensioni, che nascono per andare incontro alla necessità di dare una spinta costante al business web, rappresentano nel rovescio della medaglia sempre nuove possibilità di registrazioni fraudolente che incorporino, come nome a dominio, il segno distintivo di un’impresa. Ogni nuova estensione disponibile rappresenta infatti una nuova occasione per coloro che fanno della compravendita dei siti internet la loro occupazione principale.

Se da una parte il mondo di internet rappresenta uno dei campi dove la competizione è ai massimi livelli, dall’altra sembra che non molti soggetti abbiano utilizzato, negli anni, il servizio messo a disposizione dalla WIPO. Nell’anno appena trascorso, infatti, dieci imprese hanno avanzato complessivamente il 12,5% dei reclami totali pervenuti.

L’invito da parte dell’Organizzazione mondiale della proprietà industriale è chiaro: “La continua crescita di casi di cybersquatting in tutto il mondo evidenzia la necessità di una vigilanza continua da parte dei titolari dei marchi e una maggior attenzione da parte dei consumatori. Questo è ancor più importante poiché un numero considerevole di queste dispute racchiude in sé atti di contraffazione” ha commentato Francis Gurry, Direttore Generale della WIPO, nella conferenza stampa annuale sulle attività di prevenzione di casi di cybersquatting.

Vuoi saperne di più?
Richiedi subito una consulenza.