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Approfondimenti

28 Ago 2025 - Approfondimenti

Confronto di prodotti e servizi: chiarezza terminologica e criteri comuni nella prassi europea

Premessa: marchio e rischio di confusione

Il marchio è lo strumento fondamentale attraverso cui un’impresa identifica i propri prodotti e servizi, distinguendoli da quelli dei concorrenti. La sua funzione essenziale è quella di garantire al consumatore l’origine imprenditoriale dei beni o servizi acquistati.

In questo quadro, il rischio di confusione costituisce il criterio centrale per valutare se un marchio possa coesistere con un altro già registrato. Tale rischio non dipende soltanto dalla somiglianza visiva, fonetica o concettuale dei segni, ma anche dal grado di vicinanza tra i prodotti e servizi che essi designano. È proprio in questa fase – il confronto dei prodotti e dei servizi – che si concentrano le maggiori complessità interpretative.

La mancanza di chiarezza nei termini utilizzati per descrivere prodotti e servizi e l’applicazione non uniforme dei criteri di valutazione hanno spesso generato incertezze e divergenze tra gli uffici nazionali. Da qui nasce l’esigenza della prassi comune PC 15, frutto della collaborazione tra EUIPO (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale), BOIP (Benelux Office for Intellectual Property) e uffici nazionali, con l’obiettivo di armonizzare approcci e garantire maggiore prevedibilità agli operatori.

1. Il nodo dei termini non chiari e imprecisi

La giurisprudenza, a partire dalla sentenza IP Translator, ha fissato il principio che i prodotti e i servizi devono essere indicati con “chiarezza e precisione sufficienti” a permettere alle autorità e agli operatori di comprendere l’ambito di protezione. Tuttavia, i registri contengono ancora descrizioni generiche o vaghe.

Secondo la nuova prassi comune:

  • termini poco chiari non possono essere esclusi a priori dal confronto, ma devono essere considerati nel loro significato naturale e letterale, senza interpretazioni estensive;
  • non vi è alcun “premio” per chi ha depositato formule vaghe: un termine impreciso non può essere interpretato in senso favorevole al titolare che lo ha scelto;
  • la presenza di termini generici non può portare all’annullamento del marchio, ma ne limita l’effettiva portata nella fase comparativa;
  • se entrambi i marchi contengono lo stesso termine vago (es. “Macchine”) o sinonimi (“Prodotti in plastica” / “Articoli in plastica”), questi vanno considerati identici.

Il risultato è un approccio equilibrato: garantire il confronto effettivo, ma senza consentire che l’ambiguità si traduca in un vantaggio competitivo ingiustificato.

2. I criteri Canon e gli altri fattori

Dal 1998, con la celebre sentenza Canon, la Corte di giustizia ha stabilito che la somiglianza di prodotti e servizi deve essere valutata alla luce di più fattori. La PC 15 ne ha sistematizzato l’uso, concordando definizioni e principi comuni.

I fattori principali sono:

  • Natura: le caratteristiche intrinseche del prodotto/servizio (composizione, principio di funzionamento, condizione fisica).
  • Destinazione: la funzione o il bisogno che soddisfano.
  • Impiego: le modalità d’uso.
  • Complementarità: se un prodotto è indispensabile o strettamente legato all’altro, anche sul piano della percezione del consumatore.
  • Concorrenzialità: l’intercambiabilità, ovvero la capacità di soddisfare lo stesso bisogno.
  • Canali di distribuzione: i circuiti commerciali normalmente utilizzati.
  • Pubblico di riferimento: il target di consumatori.
  • Origine abituale: la provenienza economica comunemente associata a certi beni o servizi.

Un aspetto centrale della prassi è l’interrelazione tra i fattori: il peso di ciascuno varia caso per caso, e in alcune circostanze un singolo criterio (ad esempio la destinazione) può bastare per concludere in senso positivo o negativo sulla somiglianza.

La PC 15 chiarisce, inoltre, che gli stessi criteri si applicano sia al confronto tra prodotti, sia a quello tra prodotti e servizi o tra servizi, pur considerando le differenze tra beni materiali e immateriali.

3. Un passo verso maggiore coerenza

L’obiettivo è chiaro: ridurre le divergenze tra uffici nazionali e aumentare la prevedibilità. La convergenza sulle definizioni dei fattori e sul trattamento dei termini vaghi permette di:

  • rafforzare la certezza del diritto,
  • ridurre contenziosi basati su interpretazioni divergenti,
  • favorire una competizione leale tra operatori.

Il principio guida rimane quello della prospettiva commerciale reale: la valutazione deve rispecchiare il modo in cui i prodotti e i servizi sono percepiti e utilizzati sul mercato, non un’astratta costruzione classificatoria.

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